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Italia Estera
Nell'anniversario della morte di Maria Callas, il giornalista e scrittore Renzo Allegri ci regala un episodio sconosciuto della vita della celeberrima cantante
Servizio di Renzo Allegri
ROMA, 15 SET. (Italia Estera) - Nessuna libro ne parla. Né quelli che raccontano la vita di Maria Callas e neppure quelli dedicati a Pio XII. Eppure, tra i due celeberrimi personaggi, nella primavera del 1954 ci fu un incontro. Un incontro piuttosto insolito. In genere, sono i fedeli che chiedono udienza al Papa e solo pochissimi al mondo riescono ad ottenerla. E si tratta sempre di personalità di grandissimo rilievo, regnanti, capi di Stato, primi ministri, ambasciatori, eccetera. In questo caso, fu Papa Pacelli a sollecitare un incontro con Maria Callas. Come è noto, Pio XII era un appassionato di musica classica. Da giovane aveva imparato a suonare il violino. Ed essendo vissuto a lungo in Germania, era anche un esperto della musica wagneriana. Aveva ascoltato alla radio un'edizione del "Parsifal" di Wagner, con la Callas nella parte di Kundry, e ne era rimasto così colpito da desiderare di conoscere quella fantastica interprete. Attraverso i suoi funzionari prese contatti col marito della Callas e venne fissata la data per un'udienza privata. Questo singolare episodio me lo raccontò lo stesso marito della Callas, Giovanni Battista Meneghini, nel 1980, quando lavoravo con lui alla stesura del libro "Maria Callas, mia moglie". E' un episodio che non venne mai ripreso dai biografi di Pacelli. Forse perché potrebbe sembrare irriverente che un Papa abbia voluto incontrare una cantante lirica, che era inoltre di religione ortodossa. Invece, a mio parere, è un episodio molto significativo, che dimostra quanto grande fosse l'amore di Pio XII per la musica. L'invito fu fatto a Meneghini e a sua moglie nell'autunno del 1953. Meneghini accettò molto volentieri. La Callas con meno entusiasmo. Essendo ortodossa, non aveva molte simpatie per il Papa cattolico. Il giorno fissato per l'udienza era freddo e piovoso e la Callas non volle uscire di casa. Così non si presentò all'udienza. Alcuni mesi dopo, Meneghini ricevette una lettera da Monsignor Federico Callori di Vignale, che era allora maestro di camera di Pio XII. Il prelato gli faceva notare l'indelicatezza commessa mancando all'appuntamento già fissato, ma aggiungeva che Il Papa rinnovava l'invito. Questa volta, Meneghini e la Callas andarono all'udienza privata. Meneghini portò anche sua madre, cattolicissima. Certamente negli archivi vaticani c'è tutta la documentazione di questo incontro con le relative fotografie. Secondo quando mi riferì Meneghini, il Papa, dopo le presentazioni di rito e i convenevoli, si rivolse alla Callas e le disse: "Ho ascoltato il "Parsifal" alla radio. Lei mi ha dato una grande emozione ed è per questo che ho voluto conoscerla". E cominciarono a parlare di musica. Il Papa disse ancora: "Mi dispiace che non abbiate cantato quell'opera in tedesco, cioè nella versione originale. Wagner in italiano perde moltissimo". "La trasmissione era fatta per l'Italia", ribatté la Callas. "Se avessimo cantato in tedesco, pochi avrebbero capito". " È vero", disse Pio XII. "Ma la musica di Wagner è impensabile staccata dalle parole che Wagner stesso ha scritto. È una musica nata insieme alle parole, quindi inscindibile da esse". "Non sono affatto d'accordo", ribatté la Callas. "Nella versione originale l'opera è indubbiamente più completa; ma nella traduzione italiana non è da meno. Per comprendere a fondo la musica, è indispensabile capire il senso delle parole". Meneghini mi disse che la Callas si infervorava sostenendo le sue idee in contrasto con quelle del Papa e lui, che la conosceva bene, temeva che uscisse con qualche battuta poco rispettosa, per questo si intromise cercando di sedare il discorso. I due continuarono a parlare di musica. Soprattutto di musica tedesca. Alla fine, il Papa regalò alla Callas e alla mamma di Meneghini un rosario in madreperla e li congedò con la sua paterna benedizione. "Mia moglie riportò una grande impressione da quell'incontro", mi disse Meneghini. "Era rimasta molto colpita soprattutto dalla cultura musicale di Pio XII". Secondo quanto mi raccontò Meneghini, la Callas era molto religiosa. Anzi, lui diceva che era "fanatica" della religione. Mi fece vedere le lettere che la moglie gli scriveva quando era in giro per il mondo, e in quelle lettere Dio era molto spesso citato. Il successo, la salute, il bel tempo e tutte le cose belle della sua vita, Maria le attribuiva alla bontà di Dio. Aveva un concetto tutto particolare di Dio: il "suo" Dio si schierava sempre dalla sua parte, la difendeva dai nemici, la vendicava. Quando sentiva che un collega, dal quale aveva ricevuto qualche sgarbo, non aveva avuto successo, diceva: "Dio mi ha vendicata". Anche i suoi trionfi li attribuiva alla giustizia di Dio: "Lui ha visto i miei sacrifici e le mie sofferenze e mi ha fatto giustizia". Secondo Meneghini, la Callas pregava molto. "In ogni città", mi disse, "prima di andare in scena, si recava in qualche chiesa e restava a lungo inginocchiata, immobile come una statua. Quando cantava alla Scala, prima delle recite dovevo accompagnarla in Duomo: si inginocchiava davanti a una statua della Madonna che si trovava appena entrati in chiesa, e rimaneva lì, a pregare, anche per mezz'ora. Per ingannare il tempo io andavo a visitare i vari altari e le statue". Nonostante avesse sposato un cattolico, era rimasta di religione ortodossa, ed era molto legata alla sua Chiesa. In una lettera scritta al marito dall'Argentina nel maggio 1949, ho potuto leggere: "Ieri sono andata alla chiesa greco-ortodossa ad accendere una candela per noi. Vedi, la nostra Chiesa la sento di più della vostra. Strano, ma è così. Forse perché ci sono abituata, o forse perché veramente la Chiesa ortodossa è più calda, più festosa. Non che non mi piaccia la tua, che è anche mia adesso, ma ho una forte debolezza per la Chiesa ortodossa".
Renzo Allegri, Giornalista - Scrittore/Italia Estera
sabato 26 aprile 2008
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