domenica 14 marzo 2010

Maria Callas e "Il Musichiere" (la rivista)

Il 22 gennaio 1959 fu pubblicato il n. 3 de "Il Musichiere", rivista del gruppo Arnoldo Mondadori Editore che uscì negli anni '50 a complemento dell'omonima trasmissione TV.


La copertina fu dedicata a Maria Callas, così come l'articolo a firma Aldo Corsi, che segue dopo la foto:






Da: "Il Musichiere" n.3 del 22.01.1959
A firma Aldo Corsi

Una sera del giugno del 1956 Vienna era in festa. Si riapriva, dopo tanti anni, risorto dalle rovine della guerra, il sontuoso teatro dell'opera. Ospite la Scala, si dava la Lucia di Lammermoor: e la parte della stupenda, dolce, perduta eroina belliniana era affidata a Maria Meneghini Callas. Alla fine quando il soprano terminò la famosa scena della pazzia, quando le ultime note della sua voce lunare morirono sulle labbra della più raffinata Lucia che l'esigentissimo pubblico viennese avesse mai udito, gli applausi durarono venticinque minuti. Fuori, la folla travolse ogni sbarramento, bloccò le uscite del teatro per vedere ancora, per toccare la sua beniamina.
Due ore dopo la Callas, sfuggita all'assedio, andò a cena in un localino dietro la St. Stephen Platz, dove a nessuno sarebbe venuto in mente di cercarla. Era felice, i suoi trionfi non avevano mai toccato un vertice simile, l'orchestrina del locale accennava in sordina i motivi di moda, ma in un intervallo uno degli accompagnatori della cantante accennò scherzosamente il motivo napoletano che ha per titolo il suo nome: « Oi Marì, oi Marì ». Una giovane donna lo riprese. Inattesamente, la Callas si unì. Tutti fecero coro.
Poi la voce della Callas sovrastò le altre, che tacquero per uno spontaneo omaggio. La serata proseguì festosa, italiani e viennesi intonarono insieme altri motivi, altre melodie di casa nostra. La Callas si unì ancora, ma si fermò presto per non intimidire chi le stava vicino; e continuò ad ascoltare commossa. Forse l'episodio è unico per lei, non perché non si interessi alle canzoni, perché non le piacciano; ma perché è raro sentirla cantare fuori scena e meno che mai in pubblico.
E' fatta cosi; l'accenno a un motivo, a una frase musicale, quel modo che abbiamo un po' tutti di incominciare, fermarci, riprendere una canzone a strappi, che è segno di distensione e buon umore, non entra nel suo temperamento. Quando si riposa, quando è allegra, e questo succede tutte le volte che riesce a sfuggire alla sua celebrità, ad essere semplicemente la signora Meneghini, col suo Titta, che è il marito, e con i vecchi amici, che sono i più fidati, si diverte con una freschezza, a volte con una ingenuità incredibile, per chi ha sentito tante storie di polemiche e di battaglie. Gioca e racconta storielle. La tigre si mette il grembiule della brava massaia; ma il canticchiare non è compreso nel programma. Eppure, non le sfugge nulla di ciò che è musica.
Una canzoncina alla radio, un motivetto colto a volo per la strada, tutto è subito afferrato e, se una canzone le sembra bella, l'ammira senza riserve; se vi trova anche una briciola di ispirazione sincera, non la dimentica più ; ma non capita di sentirgliela sulle labbra all'improvviso, nei tanti momenti della giornata, così come è impossibile sentir accennare da lei frasi di romanze, attacchi di arie, alla maniera di tanti divi della lirica, che si sentono sempre al piano nobile.
La spiegazione non è complicata. Per la Callas o si canta davvero o non si canta. Perciò anche in casa, dicono gli intimi, non ha l'abitudine di canticchiare, né un genere né l'altro. (Non parliamo dei periodi in cui prepara un'opera nuova; allora tutto il resto scompare. La cantante tira giù la saracinesca, e addio.) Non sappiamo se resiste alla tentazione di attaccare "O sole mio" o "Volare" perfino quando fa il bagno, che è il momento in cui anche le persone più rigide si lasciano andare: questo lo sa soltanto lei, e forse la sua cameriera personale. Ma insomma è così. Il che non le impedisce di intendersi di canzoni, del modo di eseguirle, e di tante altre cose, con una sicurezza sorprendente.
Più di una volta la Callas ha fatto parte di giurie, ha partecipato a festival di canzoni come ospite d'onore, e l'ha fatto sempre portando una nota personalissima, con entusiasmo sincero. Per esempio fece parte della giuria al primo Festival della Canzone milanese, organizzato dalla Famiglia Meneghina; fu lei che scelse la vincitrice. Min Milan, un delicato motivo di Giorgio Fabor. su versi di Attilio Carosso. Per il Natale del 1957 intervenne come vivacissima ospite d'onore al Festival della Canzone organizzato al Palazzo dello Sport di Milano, e consegnò le Guglie d'oro agli astri della musica leggera.
Quella volta si lasciò andare a dichiarazioni molto ammirative. Chi le stava intorno la vide sinceramente incantata da "Lazzarella", cantata da Aurelio Fierro, " 'Na sera 'e maggio", cantata da Giacomo Rondinella, "Serenatella sciuè sciuè", cantata dalla coppia Carla Boni e Gino Latilla, "Io, mammeta e tu", cantata dallo stesso Modugno che ne è l'autore. "High noon", eseguita da Cigliano, e tante altre. Faceva un bel freddo, quella sera. Il Palazzo dello Sport era avvolto da un pesante nebbione, ma all'interno la Callas assieme agli altri ottomila spettatori non si stancava di ascoltare. Vi rimase fino a che l'eco dell'ultima canzone non si fu spenta sotto le enormi volte.
A Ischia, nelle sue diverse soste estive, le piace sentire le canzoni modulate da Calise. A questo proposito i maligni mormorano che preferisca il Modugno autore al Modugno cantante. È però impossibile farglielo ammettere. In ogni caso. Maria non giudica a compartimenti stagni. La musica, quando è musica, le piace tutta. Pochi mesi fa venne in tournée in Italia Harry Belafonte: al debutto milanese la Callas era in prima fila, in platea, ad ascoltare. Era attirata dal programma che toccava un campo poco conosciuto della musica americana, il folclore negro che Belafonte ha saputo scoprire e resuscitare fermandosi alle origini del jazz. Rimase impressionata anche dall'esecuzione, cosi diversa da quelle solite. Disse che Belafonte era un grande artista, un uomo dalla personalità eccezionale.
Aldo Corsi


N.B.: Il testo contiene varie inesattezze, ma è stato riportato come cronaca del "tempo che fu", destinata ad un pubblico poco esperto.

1 commento:

b13ne ha detto...

Inesattezze... certo dire che Lucia di Lammermoor è un'opera 'belliniana' è grossa!
Ma questa scoperta è un ricordo simpatico e divertente, la Callas vista dall'esterno del mondo dell'opera.